Quando non hai tempo o sei attento alla linea e non ti va di appesantirti, oppure quando hai semplicemente voglia di provare un Fast Food alternativo, ti è mai venuta voglia di una Poke Bowl? Il casual food che dalle Hawaii sta conquistando il mondo.
La storia delle Poke
Poke significa “affettare”, “tagliare a pezzi” e la pronuncia corretta è Poh-kay. Lo sapevi?
È un piatto freddo tipico della cucina Hawaiana, ma oggi conosciuto quasi ovunque: era il non molto lontano 1970, quando alle Hawaii i nativi polinesiani iniziarono a parlare di Poke. Secondo la storica dell’alimentazione, Rachel Laudan, si trattava di un piatto di pesce crudo di barriera (il tonno, il moi, l’ahi o l’oio) a tocchetti, servito con sale hawaiano, alghe e noci kukui sminuzzate.

Sarebbe questa, quindi, l’origine di un piatto che oggi spopola in tutto il mondo, in numerose varianti e per tutti i gusti.
Le Poke Bowl, come siamo abituati a chiamarle, sono però una versione un po’ diversa del tipico piatto polinesiano, e gli ingredienti tra cui scegliere sono molto più vari: oltre al pesce o al pollo, anche riso venere, quinoa, frutta fresca o secca, legumi e spezie. Il tutto contornato da salsa di soia, teriyaki, ponzu, wasabi, mango, cevice e potrei continuare.
Ma perché questo apparente piatto semplice e banale ha esordito e si espanso ormai in gran parte dei paesi in tutto il mondo? Scopriamolo.
Dalle Hawaii alla conquista del mondo
Il primo paese che ha avuto a che fare con le Poke sono gli Stati Uniti nel 2014, l’anno in cui questo clean food ha avuto la maggiore espansione: i ristoranti che nel loro menù contenevano le Poke sono raddoppiati raggiungendo quasi quota 700.
Si stima che la continua diffusione e l’apprezzamento di questo piatto arriverà a generare un giro d’affari da 20 miliardi entro il 2021.
Scendendo nel dettaglio Italiano era il 2017 quando sbarcò nel Bel Paese: da quel momento sia i locali, sia i servizi di consegna a domicilio, hanno fronteggiato elevati picchi di domanda dai clienti curiosi di provare le Poke Bowl. Il fatturato delle principali catene di Poke (Poke House, Pokeria by Nima, Ami Pokè, Mama Poke, Pacifik Poke, ecc.) è di quasi 21 milioni di euro, concentrato soprattutto a Milano e nel nord Italia, senza contare i ristoranti che non hanno fatto delle Poke Bowl il loro core business ma le hanno comunque inserite nel menù.
Insomma, un business che sta cavalcando l’onda seguendo e intercettando le preferenze degli individui e il cambiamento delle loro abitudini di consumo.
Ma perché le Poke ci hanno conquistato?
Le ragioni che hanno fatto sì che questo piatto, originariamente povero ed essenziale, spopolasse possono essere riassunte in 4 punti principali:
1. Consumo fast but healthy
Fino a qualche decennio fa Fast Food era sinonimo di junk food, oggi non è più così. E la Poke Bowl è uno di quei pasti alternativi che non fa sentire in colpa a chi ci tiene a rientrare nei jeans (ma non esageriamo con gli ingredienti!).
2. Sono alla moda, quasi sicuramente fotograferai la tua bowl
Cos’è la prima cosa che facciamo, quasi sempre, quando al ristorante arriva il nostro piatto? Una bella foto da instagrammare. E cosa c’è di più bello che avere di fronte una bowl piena di colore che migliorerebbe il nostro feed?
3. Non sono veri e propri ristoranti
La maggior parte dei locali che propongono le Poke Bowl rientrano nella categoria dei Fast Food, questo significa che i costi per avviare l’attività sono inferiori, il servizio è quasi nullo e lo spazio per consumare è limitato;
4. A scegliere sei tu, il potere della personalizzazione
I brand lo hanno capito, quando il cliente può metterci del suo all’interno dei prodotti è più contento e più incline a diventare fedele al marchio. E cosa c’è di più personalizzabile di una Poke Bowl, non ne ordinerai mai una uguale alla precedente!
E tu hai mai provato una Poke Bowl? Io no, ma non dirlo a nessuno.