– Ao pa’… su Twitch mi è uscita la pubblicità del nuovo Fifa, me lo compri?
– Su che? De che?
– Su Twitch pa’… tutti i miei streamer preferiti lo comprano sicuro e lo vojo pur’io! Sennò a che gioco?
– Ma famme capì.. che è Twitch e che so gli strimmer mo’? Io a stento conosco Feisbuc!
– A pa’… sei proprio n’boomer! Leggite st’articolo così capisci per bene!
Ecco, non fare il boomer!
Scopri insieme a noi, in modo semplice e anche un po’ ignorante, cos’è il Twitch Marketing e perché le aziende dovrebbero sbarcare sulla piattaforma viola.
Indice dei contenuti
ToggleCos’è Twitch: un po’ di storia
Twitch nasce nel 2007 ma sotto un altro nome: Justin.tv.
Fu infatti il suo founder, Justin Kan, a chiamarla così insieme ad Emmett Shear.
Twitch diventa poi ufficialmente Twitch nel 2011 e nel 2014 viene acquisita dal colosso Amazon.
È una piattaforma di streaming in cui ogni streamer condivide sul proprio canale quello che vuole con i propri spettatori – quasi come su Youtube – ma il tutto in real time. I contenuti che troviamo su Twitch spaziano dal gaming all’entertainment, dalla musica allo sport ecc.
La piattaforma trova la sua atipicità e, allo stesso tempo, il suo punto di forza rispetto agli altri social proprio perché dà la possibilità, ai suoi utenti, tramite una chat dedicata, di interagire in tempo reale con il creator che sta eseguendo la diretta streaming.
Gli anni della pandemia hanno rappresentato per Twitch il periodo della crescita esponenziale: basti pensare che nel 2019 gli spettatori erano circa 1.26 milioni mentre nel 2021 sono diventati 2.78 milioni.
Il motivo sta tutto nella necessità di aprirsi ad un mondo che in quel momento era chiuso, nella voglia di comunicare ed interagire con le persone intorno a noi, seppur virtualmente.
Twitch Users: cos’è la Generazione Twitch
Il pubblico di Twitch è composto principalmente da quella che oggi viene definita, appunto, Generazione Twitch, vale a dire i nati tra il 1997 e il 2012.
La Generazione Twitch comprende le generazioni più giovani (Gen Z, Millennial e Gen Alpha) ovvero circa 2.5 miliardi di persone.
Questi grandi numeri, unitamente al grosso potenziale economico che rappresentano e che viene stimato in circa 360 miliardi di dollari, hanno indotto la piattaforma viola a pubblicare uno studio intitolato Leading Cultural Change mirato ad individuare le esigenze e le abitudini digitali di questi nuovi utenti.
I risultati hanno messo in evidenza come la Generazione Z e la Generazione Alpha siano composte da nativi digitali cresciuti a pane e smartphone, abituati a vivere perennemente onlife.
– Che vor dì onlife mo’? Forse volevi scrive online..
Assolutamente no, è un anglicismo usato come avverbio e sta ad indicare il quotidiano di ognuno di noi vissuto rimanendo attaccati a dispositivi digitali di ogni tipo, in perenne connessione. Una vera e propria condizione esistenziale.
Questo stile di vita determina necessariamente modalità comunicative esclusive. Ecco perché chiunque dovrebbe imparare ad interagire con la Generazione Twitch, soprattutto aziende e brand che vogliono rivolgersi a loro per ampliare la propria audience.
Twitch come ambasciatore del Marketing per le nuove generazioni
Twitch conosce molto bene il valore della sua community e, proprio per questo, ha trovato un modo davvero unico e particolare per aiutare gli utenti e gli streamer a vivere al meglio la loro esperienza sulla piattaforma.
Da qui nasce Twitch Brand, una sezione del sito dove si rivolgono direttamente al pubblico e agli streamer per raccontare loro i valori, gli obiettivi, le linee guida di Twitch e non solo.
In questa pagina si trova anche la speciale “scuola di streaming”, rivolta a coloro che vogliono intraprendere questa nuova carriera e dedicarsi completamente allo streaming.
Twitch Brand nasce dall’idea che chiunque può diventare streamer ma ha bisogno solamente di un piccolo aiuto nell’organizzare ogni fase del processo.
Dal programma per streammare fino alla monetizzazione, passando soprattutto per l’aspetto più importante che ogni content creator deve conoscere: il personal branding.
Questo tipo di approccio fa capire quanto Twitch abbia a cuore la propria community e come sia una piattaforma completamente innovativa sotto ogni punto di vista, marketing compreso.
Twitch Marketing: quali aziende dovrebbero fare marketing sulla piattaforma viola e perchè
La Generazione Twitch rappresenta un enorme bacino di utenza per le aziende. Vero è, tuttavia, che non tutti i brand possono fare marketing su Twitch.
La piattaforma viola non può essere utilizzata ad esempio dalle aziende locali perché Twitch non profila gli utenti in base alla loro posizione geografica. Questo comporta che una pubblicità di un piccolo locale di Milano verrebbe mostrata anche a un utente di Palermo, vanificandone l’obiettivo.
Il marketing su Twitch, inoltre, non può essere adottato da aziende che forniscono servizi b2b perché gli utenti della piattaforma sono tutti utilizzatori finali dei prodotti pubblicizzati.
Ciò rende Twitch una piattaforma di tipo consumer adatta soprattutto ai business b2c, in primis alle aziende che si occupano di tecnologia e di tutto ciò che è legato al mondo del gaming.
Parliamo però non solo di videogiochi ma anche di accessori e arredamento per le postazioni, abbigliamento, make up e food. Anche altre forme di intrattenimento come film, serie tv e concerti possono essere pubblicizzate su Twitch.
Fare Marketing su Twitch: come le aziende possono sbarcare sul sito di gaming
I brand che intendono fare marketing su Twitch sono consapevoli del fatto che non devono interrompere l’entertainment della Gen Twitch con la loro pubblicità, bensì fare in modo che questa diventi parte integrante del loro intrattenimento.
Influencer Marketing e Product Placement su Twitch
Questa consapevolezza si lega al fenomeno dell’influencer marketing, scaturito proprio dal legame di fiducia che gli utenti instaurano con i loro streamer preferiti.
Si è visto infatti che i prodotti, nel momento in cui sono direttamente utilizzati dallo streamer, diventano insostituibili partner di vita quotidiana anche per i suoi spettatori.
Per questo motivo, i creator che “streammano” non devono essere solamente bravi giocatori o artisti ma devono anche saper svolgere il ruolo di perfetti intrattenitori della loro community, coinvolgendo e facendo interagire continuamente il proprio pubblico.
Tra lo streamer e la sua audience si viene quindi a creare un tipo di rapporto particolare, in cui i brand possono inserirsi senza però destabilizzarlo del tutto.
Possono, anzi, sfruttarne a pieno la carica emotiva per pubblicizzare i loro prodotti e raggiungere quella nicchia di pubblico altresì sfuggente ma pronta e reattiva, se sollecitata.
Twitch Ads
In alternativa all’influencer marketing, i brand hanno la possibilità di adottare le Twitch Ads.
Si tratta di annunci pubblicitari sulla piattaforma di streaming da 30/60 secondi che gli investitori possono decidere di posizionare “pre-roll” o “mid-roll”.
– ALT! Che c’entra mo’ il sushi co’ la pubblicità?
Ma niente! Si tratta solamente di brevi clip promozionali che vengono riprodotte prima che lo streaming selezionato inizi (pre-roll) oppure durante la visualizzazione dello streaming che, quindi, viene brevemente interrotto (mid-roll).
Twitch Marketing: alcuni esempi di brand
Su Twitch sono sbarcate svariate aziende, anche molto diverse tra loro e ognuna diretta ad un determinato target. Si spazia dai videogiochi al cibo, fino ad arrivare agli accessori per il wellness e alle case di moda e automobilistiche.
Ti faccio qualche esempio così capisci meglio, non preoccuparti!
Hello Fresh
Un nuovo brand che propone a domicilio un menù settimanale a scelta direttamente da cucinare a casa propria.
Hello Fresh Italia ha deciso di contattare vari streamer ai quali è stato proposto di condividere con il loro pubblico una box, pubblicizzandone il contenuto e offrendo loro uno sconto sull’acquisto della prima fornitura.
Ogni streamer aveva un codice sconto personalizzato e riceveva una percentuale su ogni box acquistata dai suoi viewers.
Raid Shadow Legends
Un gioco mobile che ha collaborato con Twitch per aumentare la sua brand awareness e i suoi download sugli store online.
Lo streamer decideva, in base alla sua notorietà, un numero di download e, se fosse riuscito a convincere la sua community a scaricare il gioco, avrebbe ricevuto un compenso proporzionale a quel numero.
Più download venivano effettuati dai suoi viewers, più avrebbe guadagnato.
Air Up
Una borraccia innovativa che, sfruttando il fenomeno fisiologico dell’olfatto retronasale, ti aiuta a bere più acqua dando un sapore ogni volta diverso alla bevanda.
Anche qui l’obiettivo è stato quello di aumentare la brand awareness del prodotto sottolineando i suoi punti di forza.
Sono stati contattati molti streamer che, anche qui, grazie ad un codice sconto personalizzato, offrivano ai loro utenti l’acquisto della borraccia ad un prezzo vantaggioso.
Non tutte le aziende però sono su Twitch.
Ti ricordo infatti che la piattaforma viola è di proprietà di Amazon, motivo per cui alcuni grossi colossi del settore della tecnologia quali Google, Microsoft e Meta, hanno preferito per il momento defilarsi.
Infatti, potrebbe sembrare chiaramente fuori luogo utilizzare Twitch per pubblicizzare un loro prodotto visto che Amazon è un diretto competitor.
Il lato oscuro di Twitch
La BBC ha pubblicato un articolo in cui ha messo in luce il disagio e lo stress che le lunghe ore di streaming possono generare sulla salute mentale degli streamer.
L’articolo prende spunto dalla testimonianza di una delle più famose streamer di Twitch, Sam, conosciuta online come Sooshi la quale, dopo aver lasciato il suo posto di lavoro per diventare una streamer a tempo pieno, si è resa conto che stare live per 10 ore al giorno ha generato conseguenze per lei disastrose.
“Non mi piace più aprire la mia porta a nessuno, non esco, non parlo con chiunque. Non mi piace parlare con le persone faccia a faccia, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’ho fatto.”
La streamer ha inoltre affermato che le tantissime ore di streaming l’hanno portata a soffrire di ansia, perdita di fiducia e anche sintomi di agorafobia a tal punto da impedirle di uscire di casa per tutto il primo anno di attività.
Il parlamento inglese, grazie al deputato laburista Alex Sobel, presidente dell’All Party Parliamentary Group on Video Gaming and Esports, ha posto l’accento sulla problematica.
“La piattaforma – racconta Sobel – deve davvero pensare ai suoi meccanismi e cambiare il modello finanziario per proteggere la salute degli streamer.
Sono impostati per incoraggiare le persone a rimanere lì il più a lungo possibile per mantenere gli spettatori, se cambiassero i meccanismi, potrebbe creare un effetto di spinta per cambiare il modo in cui operano gli streamer per proteggere la loro salute.
Questo non è un nuovo problema, la piattaforma ha avuto molto tempo per pensarci – sicuramente ora è il momento di agire, hanno il dovere di diligenza”.
Streammo o non streammo? Questo è il problema!
La scelta di portare la propria azienda su Twitch deve essere ben ponderata. Infatti bisogna sempre valutare se “il gioco vale la candela”.
Occorre considerare la questione da un duplice punto di vista, tecnico e tattico. Twitch è effettivamente adatto al brand o al prodotto che voglio pubblicizzare? Ovviamente bisogna tener conto anche del target di riferimento.
Una cosa è certa: anche se ad oggi sono moltissime le realtà ancora assenti su Twitch, la piattaforma offre ancora tanto spazio per la realizzazione di contenuti, soprattutto se confrontata ad altri social come Instagram o TikTok che appaiono già abbastanza saturi.
– Figo sto Twitch! Quasi quasi mi iscrivo e comincio a fare pubblicità anche alla mia azienda!
– Ecco, bravo! Ma prima comprame Fifa va’ e, dato che ce stai, iscrivite pure a MarkeThings, la newsletter più ignorante sul mondo del marketing!