Il Web 3.0 è la nuova era di Internet: un’era quasi fantascientifica, inimmaginabile fino a pochi anni fa, in cui si punta ad affinare la decentralizzazione dei dati attraverso nuove tecnologie.
Ma cosa si intende per decentralizzazione dei dati? Quali sono le nuove tecnologie che saranno protagoniste di questa rivoluzione? E in che modo il Web3 andrà a impattare le nostre vite?
Vediamolo insieme!
- L’evoluzione del Web nel corso degli anni
- Le proprietà del Web 3.0
- Largo all’autogestione dei dati con la blockchain
- Le prerogative fondamentali del Web 3.0
- Il decentramento come evoluzione naturale del Web
- Il Web3 può essere paragonato all’Internet degli anni ‘90?
- E il Web 3.0?
- Web 3.0 e Metaverso non sono sinonimi
- Web 3.0: ritorno al futuro (passato)
L’evoluzione del Web nel corso degli anni
John Markoff, giornalista del New York Times, è stato il primo a coniare il termine Web 3.0 nel 2006, definendolo come la nuova generazione dei servizi internet, un internet più intelligente e attento alle necessità degli utenti.
Tuttavia la sua definizione è in continua evoluzione perché ancora non è ancora stato implementato.
La transizione tra il Web originale, il Web 1.0 e il successivo Web 2.0 è durata più di dieci anni. Per il Web 3.0 si stima che la piena implementazione dovrebbe richiedere molto più tempo. Vero è che sono già in sviluppo le innovazioni tecnologiche che alcuni ritengono debbano costituire e chiarire la definizione finale di Web 3.0.
L’avvento delle reti senza fili e l’IoT
È il caso di due tecnologie che sono entrate prepotentemente nelle nostre vite e di cui già, forse, molti di noi non sono in grado di fare a meno.
Ci riferiamo alle reti senza fili e l’Internet delle Cose (Internet of Things o IoT), oggetti ai quali diamo indicazioni per eseguire autonomamente determinate azioni.
Alcuni esempi di IoT sono Amazon Alexa, un forno di ultima generazione: qualunque dispositivo in grado di trasmettere e ricevere dati mentre è collegato ad una rete wireless.
Due esempi che fino a qualche anno fa sarebbero apparsi come eventi magici e che ora sono considerati i precursori del Web 3.0.
Questa escalation tecnologica ha seguito un percorso ben delineato a partire dal Web 1.0, che da semplice distributore di informazioni statiche, si è evoluto fino ad arrivare al Web 2.0: una rete sociale e interattiva che consente la collaborazione tra utenti.
È lecito presupporre che il Web 3.0 sarà in grado di stravolgere il modo in cui si creano i siti internet e le metodologie di interazione con essi.
Ma come era il Web prima della versione 2.0?
Abituati come siamo al Web 2.0, spesso dimentichiamo che negli ormai lontani anni ’90 la struttura di internet era completamente diversa:
- le pagine non offrivano funzionalità interattive che cambiavano in base al comportamento dei visitatori del sito;
- la maggior parte dei contenuti veniva archiviata direttamente nei file del sito web, non in un database separato;
- gran parte degli stili era incorporata nel markup della pagina stessa, spesso abusando di elementi HTML come le tabelle;
- i commenti dei visitatori del sito web venivano solitamente aggiunti in una pagina diversa anziché allegati direttamente alle pagine dei contenuti.
Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, le funzionalità dei siti web interattivi hanno ridefinito ciò che si poteva realizzare in un browser Web. Questo segna un importante punto di evoluzione nello sviluppo della rete.
Nel decennio successivo al 2010 si è cominciato a dibattere di Web 3.0 che, per ora, rimane un’espressione proiettata nel futuro pur essendo già, in qualche modo, radicata nel presente.
A livello tecnico, infatti, si parla di un’applicazione 3.0 o soluzione 3.0, che deve soddisfare determinati criteri:
- indipendente: deve essere utilizzabile su qualsiasi tipo di dispositivo;
- universale (Open Source): non deve essere sotto l’influenza esclusiva di alcun sistema operativo (marca, produttore di software o hardware);
- accessibile a tutti secondo le linee guida del W3C.
Web 1.0
Il Web 1.0 è stato un evento rivoluzionario in senso culturale e socialmente, oltre che tecnologico. Un enorme passo in avanti dell’umanità che ha consentito a chiunque nel mondo di accedere ai contenuti pubblicati in rete.
Tuttavia, la navigazione degli utenti nel World Wide Web (WWW), in assenza dei motori di ricerca, non era l’attività intuitiva e semplice che conosciamo oggi.
Web 2.0
All’inizio degli anni 2000 si implementarono le prime applicazioni del Web 2.0. Questa nuova versione consentiva un’interazione maggiore e una partecipazione più attiva dell’utente stesso.
Gli utenti del Web 2.0, infatti, cominciarono a creare i propri account in varie applicazioni, acquisendo una propria identità nel mondo online.
Ciò aprì enormi opportunità per le imprese, in particolare per l’e-commerce.
Non bisogna dimenticare, inoltre, l’importanza del Web 2.0 nell’ascesa dei social media, prima con siti come Myspace, poi in modo più esplosivo con Facebook, Twitter e YouTube.
Le proprietà del Web 3.0
Web1 e Web2 sono quello che, fino ad oggi, abbiamo conosciuto del mondo di Internet.
Insieme agli innumerevoli vantaggi sono sorte anche una serie di problematiche legate alla grande quantità di dati che produciamo ogni giorno, e che il sistema deve gestire in maniera diretta e specifica, soddisfando la richiesta dell’utente.
In che modo il Web3 riesce ad ovviare a tali problematiche? Grazie all’Intelligenza Artificiale (AI), al Web Semantico e all’Ubiquità dell’Informatica.
Scopriamo insieme, nello specifico, di cosa si tratta!
Intelligenza Artificiale
Un sito web basato sull’Intelligenza Artificiale può filtrare e fornire dati che ritiene soddisfino le aspettative di un utente specifico.
L’AI ha aperto la strada agli assistenti virtuali, un fenomeno che stiamo già vedendo emergere sui nostri dispositivi e nelle app di terze parti (es. TOBi, il bot di Vodafone, o servizi di chatbot per siti web).
Web Semantico
Dietro il Semantic Web si profila un sistema in grado di interpretare i termini usati nelle ricerche allo stesso modo di un essere umano: una sorta di internet intelligente.
Il Web semantico insegnerà alle macchine cosa significano i dati e l’AI ne trarrà le informazioni che utilizzerà.
Computazione Ubiqua
La Computazione Ubiqua è la capacità di elaborazione presenti negli oggetti di uso quotidiano, che consentono l’intercomunicazione dei dispositivi nell’ambiente di un utente (es. domotica).
Questa onnipresenza è una delle proprietà attribuite al Web 3.0. Il concetto è vicino a quello di Internet of Things.
Le tecnologie che daranno forma a queste proprietà includono microformati e Data Machine Learning (ML). Il Web 3.0 avrà anche un orientamento tecnologico P2P (peer to peer) più pronunciato, come quello delle tecnologie blockchain.
Questo processo di comprensione sarà ottenuto con l‘interconnessione e il decentramento dei dati attraverso le reti che già operano mediante protocolli decentralizzati.
La tecnologia cardine per l’infrastruttura del Web 3.0 sarà sicuramente la blockchain.
Largo all’autogestione dei dati con la blockchain
Bitcoin è stato il primo esempio concreto di utilizzo della tecnologia blockchain, offrendo agli utenti alternative ai monopoli centralizzati. Infatti i dati sono il denaro del mondo digitale.
Le transazioni finanziarie sono solo un’applicazione per le reti blockchain. Possono fungere da archiviazione distribuita per qualsiasi tipo di dati e, se il Web 3.0 funzionerà come immaginano i sostenitori, le blockchain fungeranno da spina dorsale dell’Internet del futuro.
Ciò che la tecnologia blockchain rende possibile è la verifica dei dati senza intermediari, che può essere utilizzata per qualsiasi tipo di dato: dai contratti legali ai certificati di proprietà o alle cartelle cliniche.
I metodi di crittografia utilizzati dalle blockchain possono preservare la privacy, anche se i dati sono archiviati su una rete aperta.
Il potere decentralizzante della blockchain
L’idea centrale della blockchain è che i dati non sono archiviati su server centrali di proprietà di un’entità, ma decentralizzati su un’intera rete di computer di proprietà di tutti gli individui della rete, ciascuno dei quali ha una copia delle informazioni.
La blockchain garantisce e garantirà che tutti i dati transazionali siano verificati e archiviati in modo immutabile in un registro pubblico digitalizzato disponibile attraverso la rete peer-to-peer.
Potremmo anche pensare al sistema come privo di autorizzazione: chiunque, un utente o un provider, dovrebbe essere in grado di impegnarsi nella convalida del consenso all’interno della rete, senza richiedere il permesso esplicito da un organo di governo o da un intermediario.

Le prerogative fondamentali del Web 3.0
La mission del Web 3.0 è di restituire agli utenti il controllo e la proprietà dei dati, rimuovendo gli intermediari.
Per raggiungere questo obiettivo, il Web 3.0 utilizzerà le seguenti prerogative fondamentali.
Decentramento
Non è un’autorità centrale che controlla il web, ma le stesse persone che lo usano; trasparenza e apertura sono nozioni native del Web 3.0.
Sicurezza
La tecnologia blockchain protegge gli scambi.
Il Web 2.0 è vulnerabile agli attacchi perché è centralizzato sui server dei proprietari della piattaforma.
Per attaccare un protocollo Web 3.0, invece, bisognerebbe attaccare contemporaneamente tutti i computer che compongono la rete.
È quasi impossibile, dato che se uno o più nodi di rete vengono attaccati, gli altri nodi continuano a funzionare normalmente.
Libertà
Una pubblicazione sul Web 3.0 è inalterabile.
Nel Web 2.0, al contrario, ogni piattaforma può escludere un utente o censurare i contenuti come meglio crede.
Proprietà dei dati
Ognuno possiede i propri dati e condivide ciò che desidera.Non è necessario divulgare alcuna informazione personale, nemmeno per completare una transazione finanziaria.
Sul Web 2.0 qualsiasi azione richiede di fornire il proprio nome, e-mail, numero di telefono, ecc. Inoltre, non appena i dati vengono caricati su Internet, non ci appartengono più.
Criptovalute
Il denaro sul Web3 viene scambiato senza alcun intermediario e senza restrizioni mentre, al di fuori del Web 3.0, i bonifici internazionali sono costosi e complicati da effettuare.
Il decentramento come evoluzione naturale del Web
Definito come il futuro di Internet, il Web 3.0 è visto come la realizzazione e l’armonizzazione delle principali innovazioni digitali del momento.
Per sua natura, il Web 3.0 vuole essere un sistema di navigazione virtuale più sicuro, incentrato sulla sovranità dei dati degli utenti.
Mentre il Web 2.0 ha costruito il suo modello economico sulla centralizzazione dei dati di miliardi di utenti all’interno di grandi piattaforme, la nuova edizione del Web si muove nella direzione opposta.
Il Web 3.0 potrebbe segnare la fine della navigazione centralizzata che avvantaggia i portafogli dei big del Web: i famosi GAFAM (vale a dire Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft).
Grazie alla tecnologia blockchain, questa rivoluzione digitale promette il decentramento dei dati e si libera dalla necessità di un’autorità centrale. In altre parole: il potere del web sta passando di mano dai colossi agli utenti.
Un concetto che viene dal passato
Tuttavia, questo non è un concetto nuovo. Lo stesso inventore del World Wide Web, Tim Berners-Lee, ha predetto che questa versione di Internet sarebbe stata più aperta, più intelligente e più autonoma.
Ciò consentirà a utenti e macchine di connettersi più facilmente ai dati. L’Intelligenza Artificiale svolgerà un ruolo cruciale nel rendere il nuovo Internet più intuitivo e potente in termini di capacità di elaborazione delle informazioni.
In definitiva, ciò consentirà alle macchine di interpretare più finemente il significato dei dati – o la loro semantica – per offrire un’esperienza utente significativamente più intelligente.
Lo sviluppo del Web 3.0 è stato ispirato, infatti e almeno in parte, dalle carenze del Web 2.0 e del Web 1.0 che lo hanno preceduto.
L’architettura decentralizzata del Web 3.0 cerca di affrontare i seguenti problemi emersi:
- fiducia degli utenti, che secondo uno studio McKinsey è a un tasso inferiore del 50% in tantissimi settori;
- privacy;
- trasparenza.


Vantaggi del decentramento per gli utenti
L’applicazione effettiva del decentramento ad internet porterà una serie di vantaggi di cui tutti gli utenti potranno beneficiare. Andiamo a vedere insieme quali sono.
Trattamento dei dati personali
L’attuale Internet è un mercato oligopolistico.
I giganti dei social media di oggi non solo realizzano enormi profitti monopolizzando le identità e i dati sociali degli utenti, ma possono anche cambiare le regole del gioco, ledendo lo spirito di apertura a cui mirava Internet.
Con il Web 2.0, infatti, gli utenti di Internet si sono abituati all’uso di un Internet centralizzato.
Certamente questo sistema, rispetto alla prima versione statica del Web, ha alzato l’asticella in termini di interattività e socialità sulla rete. Tuttavia, come abbiamo visto, la contropartita è che i dati personali degli utenti sono diventati proprietà dei giganti del web.
I vantaggi per l’utente avranno implicazioni di vasta portata soprattutto nell’utilizzo dei social media, in cui il controllo dei dati personali, negli ultimi anni, è stato ripetutamente compromesso.
Il Web 3.0 capovolgerà il gioco.
Web 3D
Anche la grafica tridimensionale (3D) sarà un attributo cruciale del Web 3.0.
Molti prevedono che questa versione di Internet sarà una rete spaziale, con informazioni digitali esistenti nello spazio e inseparabili dal mondo fisico.
La convergenza di tecnologie chiave come realtà aumentata e virtuale, rete 5G, Internet delle Cose, Intelligenza Artificiale e blockchain costituiranno i presupposti del web 3D che alla fine abbatterà i confini tra il contenuto digitale e il mondo fisico.
Stiamo già assistendo ai primi progetti 3D di successo in siti web, app, videogiochi, guide di musei e tour di proprietà immobiliari.
Il Web3 può essere paragonato all’Internet degli anni ‘90?
L’avvento di internet nel nostro quotidiano, risalente a più di 30 anni fa, determinò un impatto rivoluzionario e dirompente nella vita di tutti noi.
Possiamo tranquillamente dire, infatti, che il mondo non è stato più lo stesso dopo la creazione della prima pagina web. Alcuni ricorderanno la fatica e le difficoltà dettate dal reperimento di documenti e/o immagini di qualsiasi genere; internet ci ha semplificato la vita.
Il progresso tecnologico fa sì che ciò che ieri era il futuro, oggi è obsoleto; il Web e la sua evoluzione seguono la medesima logica.
Mentre il Web 1.0 rappresentò la possibilità, da parte di tutti noi, di interagire con un sistema fino ad allora inconcepibile, il Web 2.0 va inteso come estensione del Web1, con l’avvento – tra le altre cose – anche dei social, propaggine quasi naturale dell’internet concepito come connessione tra i soggetti fruitori.
E il Web 3.0?
Il Web 3.0 punta a rivoluzionare completamente le modalità di approccio e di utilizzo del web generando lo stesso impatto sociale da tutti vissuto 30 anni prima con la nascita di internet.
Inoltre il Web3 traduce in realtà le aspettative del creatore del World Wide Web, Tim Berners-Lee, che illustrò la sua idea di web del futuro nel 1999:
“Ho un sogno per il Web [in cui i computer] diventano capaci di analizzare tutti i dati sul Web – contenuti, link e transazioni tra persone e computer.
Un “Web Semantico” che lo renda possibile, deve ancora emergere, ma quando arriverà, i meccanismi quotidiani di scambio, burocrazia e le nostre vite saranno gestiti da macchine che parlano con altre macchine.”
Oggi, infatti, grazie alle innovazioni e agli adeguamenti tecnologici da noi posseduti possiamo realizzare le potenzialità del web così come da lui immaginate e idealizzate.
Tuttavia alcuni esperti ritengono che, nella migliore delle ipotesi, la nuova tecnologia lavorerà a fianco del Web 2.0 ma non lo sostituirà del tutto.
Le transazioni e le attività basate sulla tecnologia blockchain continueranno a crescere e a prosperare, ma è improbabile che Facebook, Twitter o Google vengano totalmente soppiantati nel prossimo futuro.
Di recente Facebook ha cambiato nome in Meta, affermando che il suo primo obiettivo sarà proprio quello di creare il Metaverso.
Si tratta di un futuro digitale in cui tutti vivono e interagiscono nella realtà virtuale collaborando insieme, annullando le distanze fisiche in qualunque settore (lavoro, svago, istruzione, ecc..)
Ma in che modo Metaverso e Web 3.0 sono collegati?
Web 3.0 e Metaverso non sono sinonimi
Il termine Metaverso è apparso per la prima volta nel libro “Snow Crash“, pubblicato nel 1992 dall’americano Neal Stephenson.
In questo libro, l’autore ritrae un ricco imprenditore che ha creato un mondo parallelo, dove realtà virtuale e realtà aumentata si mescolano e dove l’obiettivo finale è controllare le menti degli utenti.
Il Metaverso è praticamente un mondo parallelo, immersivo, tridimensionale, virtuale ma dalle interazioni molto reali.
È un universo in cui tutti possono evolversi attraverso un avatar o un ologramma e in cui i tipi di attività possibili sono svariati: giocare, lavorare, discutere, imparare, ecc.
Per ora il Metaverso è soprattutto un concetto proiettato nel futuro e, anche se ne esistono già esempi (soprattutto nei videogiochi), nulla può ancora garantire che il concept avrà successo.
Sebbene pubblicizzato come un concetto radicalmente nuovo, il Metaverso non è una semplice innovazione tecnologica.
Il metaverso farà convergere ogni tecnologia digitale
In realtà può essere inteso come un nuovo paradigma che consente di far convergere tutte le tecnologie che compongono il digitale del futuro: realtà aumentata, realtà virtuale, blockchain, NFT, ecc.
Ad esempio, una delle prime prospettive di applicazione del Metaverso nel settore industriale consiste nella creazione di spazi di collaborazione virtuale per incontri più coinvolgenti e produttivi, favorendo la cooperazione a distanza su progetti, design review o anche le operazioni di manutenzione.
Ciò consentirà alle aziende di sviluppare la loro continuità digitale sia a livello di produzione che di consumo. Il Metaverso offre loro una spina dorsale digitale destinata a diventare indispensabile in molti settori, perciò il suo sviluppo è inevitabile.
Per ora è portato avanti da molti attori in competizione tra loro con progetti compartimentati.
Mentre il Web 3.0 riguarda principalmente chi possederà e controllerà Internet di domani, il Metaverso è incentrato su come gli utenti sperimenteranno Internet del futuro.
Attualmente, la maggior parte di noi naviga in siti web e app attraverso gli schermi di computer, smartphone e tablet. I sostenitori di Metaverse affermano che utilizzeremo la tecnologia della realtà virtuale (VR) per entrare in Internet in un prossimo futuro, spostandoci tra mondi virtuali sotto forma di avatar digitali.
Web 3.0: ritorno al futuro (passato)
Il Web3 è per molti versi un ritorno all’idea originale di Berners-Lee del Web semantico, in cui non è necessaria alcuna autorizzazione da parte di un’autorità centrale e non c’è nessun nodo centrale di controllo.
Laddove il Web 2.0 è stato guidato dagli sviluppi degli smartphone, dei social network e del cloud computing, il Web 3.0 sarà basato su nuovi tipi di innovazione tecnologica, tra cui edge computing, reti di dati decentralizzate, blockchain e intelligenza artificiale.
Il Web 3.0 non è, però, solo un approccio tecnologico.
Lo si può definire addirittura come un approccio filosofico a valenza sociale che potrebbe risolvere i vari problemi dell’attuale Internet. Potrebbe anche consentire, con il suo lato rivoluzionario, di tornare alla vera missione di Internet.
Tutto ciò ci riporta alla precedente notazione secondo cui il Web3 può essere considerato, dal punto di vista dell’impatto collettivo, alla stregua dell’internet degli anni ‘90.
Tuttavia, può essere lecito supporre che questi drastici cambiamenti avranno principalmente un impatto positivo per gli utenti delle piattaforme attuali?
Con l’evoluzione vertiginosa del Web 3.0, la risposta, che sia positiva o negativa, non si farà certamente attendere.
E tu? Sei curioso di scoprire tutte le novità che il Web 3.0 ci porterà?
Se la risposta è sì, ti consiglio di iscriverti alla nostra newsletter MarkeThings per rimanere sempre aggiornato sul mondo del Marketing!